Quasi un treno in strada

E' ormai da moltissimi anni che questa tradizione si perpetua. E sembra incredibile ogni anno che riprenda. Per questo ogni Giugno alcuni fotografi fanno il loro doveroso pellegrinaggio lungo il binario consumato della tranvia interurbana Milano-Limbiate. Perchè sanno che ogni Giugno potrebbe essere l'ultimo ad offrire questo spettacolo. Perchè sanno che il prossimo Settembre - al riaprirsi delle scuole - la moltitudine di ragazzi e bambini che usano il "trenino" potrebbe viaggiare sul solito "Bloccato", anzichè su questo pezzo da museo che ogni giorno arriva a Milano dall'hinterland.

Il "trenino" in realtà segna un confine proprio labile fra il concetto di piccolo treno e grande: veder sfilare questo convoglio di cinque pezzi nelle strade congestionate di Milano e dei paesi lungo la vecchia Valassina fa un gran impressione e rimanda la mente a ricordare che una volta, fino a che l'uomo non fu preda dell'auto, questo spettacolo era così comune.... Tutte le mattine da lunedì a venerdì, in periodo scolastico da Settembre a Giugno, nel Dep. di Varedo fervono i preparativi. Si sceglie la motrice che farà il turno fra le 3 "Reggio Emilia" disponibili. Il tranviere di servizio con sapienti movimenti fra scatti di extrarapido che rimbombano sotto le tettoie della rimessa e fischietti in codice del manovratore conduce la sua unità sugli intricatissimi scambi del deposito. Retrocede poi ad avvicinarsi ai quattro rimorchi del suo treno, parcheggiati dal giorno prima sui tronchini scoperti. Qualche tocco al timone e la Reggio si avvicina al rimorchio mentre il manovratore tiene in posizione l'imbuto del gancio. Bloccato il perno e assicurate le condotte dei freni e dell'illuminazione il convoglio è pronto ad uscire. Qualche rotazione al timone della Reggio Emilia e il treno di 5 pezzi già esce dal cancello. Altro fischietto del manovratore che ha appena girato lo scambio e breve retrocessione. Tutto è pronto.

Si attende l'arrivo del Bloccato da Limbiate, che termina la sua corsa qui a Varedo alle 6.44. Il trasbordo dei passeggeri non è certo dei più agevoli ma in tre minuti si risolve tutto. Alle 6.47, in ritardo di due minuti, il treno si muove. Ogni paese che il treno attraversa si riempie sempre più. Nonostante i 4 rimorchi siano molto capienti si fa fatica a salire. Ma il punto di osservazione privilegiato è sulla motrice. Questa bellissima Reggio Emilia, "made by Reggiane, Italy", nel lontano 1928. Tutta acciaio, bulloni e legno. I lampadari all'interno in vetro stile floreale, i sedili in legno lucido e quei bellissimi finestrini arcuati che fanno tanto liberty. Il tranviere - qualifica un pò riduttiva, potremmo tranquillamente chiamarlo macchinista - ha il suo bel daffare a condurre questo pesante convoglio in mezzo alle ingolfatissime strade della provincia milanese. Sempre viaggiando a lato di un serpentone di lamiera e gomma in perenne sosta, scorrono i paesi di questa arteria: Palazzolo Milanese, Cascina Amata, Paderno Dugnano. A Cascina abbiamo incrociato un treno ascendente. La disciplina degli automobilisti è ormai un sogno e troppe volte il conducente ha dovuto serrare i freni in modo brusco. Le imprecazioni all'indirizzo del solito di turno sono affidate al fischio acuto e pieno della Reggio Emilia, che fa da sveglia a quelli che abitano lungo la statale.

Il più è fatto: siamo già a Cormano. Dopo la sosta alla fermata di una vecchia fabbrica impiegheremo qualche minuto per attraversare la stessa statale, già alle porte di Milano. Curva e controcurva in trincea e il treno si infila lungo la rampa in sede riservata di Viale Rubicone, unica concretezza del fallito progetto per le linee celeri della Brianza. Osservare dalla motrice, attraverso i finestrini, i quattro rimorchi dondolare ad ogni giunzione del binario mette un pò di ansia ma da decenni - in barba all'USTIF - tutto fila sempre liscio. La manutenzione sui mezzi è buona e i carrelli tipo Diamond dei vecchi rimorchi non dimostrano affatto i loro 80 e passa anni, se non nel confort.

Come se nulla fosse la Reggio si tira il suo treno sulla ripida rampa del sovrappasso FNM, poi affronta frenando poderosamente la discesa per rallentare fino quasi a fermarsi appena prima di affrontare la strettissima curva a 90° con controrotaia che immette in via Vincenzo da Seregno, capolinea della tranvia. Una fiumana di ragazzi e pendolari sciama dal treno riversandosi sugli autobus delle linee urbane in molteplici direzioni. Nel frattempo la Reggio Emilia sta già manovrando sui corti tronchini del capolinea provvisorio, per invertire la posizione e riattestarsi ai 4 rimorchi ormai vuoti. Anche qui il timone - tipico controller a forma di timone nautico che equipaggia questi mezzi - è in rotazione continua, quasi il tranviere stesse controllando un vascello nella tempesta. Se penso quando questi treni - 4 coppie al giorno - arrivavano e partivano da una infernale via Farini, deduco che tutto sommato ora è un pò meglio...

Il viaggio di ritorno, partenza alle 7.25, è senza storia: la missione è ben diversa e non ci sono infreddoliti pendolari ad affollare le panche. Il treno è quasi vuoto e basta la motrice ad ospitare i viaggiatori. Si arriva a Varedo in orario e si traborda ancora su un Bloccato già in attesa per proseguire il viaggio fino a Limbiate. Il treno con la nostra Reggio invece già retrocede e imbocca lo scambio del deposito. Ancora una mezz'oretta di manovre e tutto si ferma. Domani mattina presto è il prossimo appuntamento....finchè dura.

 

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