Carrara, marmo e treni

Nella zona costiera compresa fra i comuni di Massa, Carrara e Avenza si trova una grande concentrazione di aziende il cui settore d'attività non può che essere quello marmifero. Dalle Alpi Apuane dove sono situate le famosissime cave di marmo pregiato che una volta erano servite via ferrovia (la rimpianta e ardita "Marmifera di Carrara") i blocchi, le lastre del prezioso materiale arrivano via strada a questa miriade di società dove avvengono le più disparate lavorazioni: frantumazione, levigatura, taglio, etc.... Nel contempo si inseriscono nell'indotto di questo lavoro altre aziende che producono materiale e macchine a supporto della lavorazione marmifera, oltre che società di logistica e trasporto. Buona parte del prodotto prende la via del mare, viene caricato tramite trasporti gommati alcune volte veramente eccezionali sui grandi mercantili che attraccano al porto di Carrara (www.portodicarrara.it) per essere spediti in località portuali sparse in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, all'Africa, alla Cina. Esiste un collegamento ferroviario verso il porto che condurrebbe i treni direttamente sui moli del porto, ma attualemente non viene utilizzato.

Tutta questa area è però collegata via ferro alla linea Tirrenica e utilizza il treno come mezzo di trasporto per quei blocchi marmorei che hanno destinazioni italiche. Sulla carta sopra riportata sono indicate le tratte ferroviarie nel momento del loro massimo splendore della zona: si vede bene che la zona industriale disponeva di due diversi collegamenti con le FS, sia a Carrara, sia a Massa Zona Industriale. Si vede ancora l'antenna in curva staccarsi dalla tirrenica e piegare verso l'interno in direzione delle cave montane, ultima appendice della defunta Marmifera. Si immagina un movimento di carri imponente, con tutte quelle antenne a raccordo di moltissime industrie. La realtà attuale però è molto ridimensionata e su ferro i clienti serviti sono al massimo 4. Dopo che RFI decise di disabilitare il servizio merci di Carrara, il collegamento con le FS dei vari raccordi è rimasto unicamente quello di Massa Z.I.. L'originale ponte in cemento armato e mattoni che scavalca la linea tirrenica per collegare le industrie e est e a ovest dei binari FS è ormai in disuso, anche se ancora armato. Tutta la parte compresa fra la montagna e le FS non vede più movimento di carri da moltissimo tempo e anche le manovre rimamenti, sebbene giornaliere, sono veramente poca cosa.

Il servizio odierno funziona in questo modo: l'unica locomotiva dell'Ente Retroportuale di Carrara manovra carri pianali per le fasi di carico all'interno dell'enorme piazzale del Retroporto (T), una struttura organizzata per immagazzinare e smistare la materia prima giunta dalle cave in quantità consistente. Nel primo pomeriggio viene organizzata la tradotta verso lo scalo FS: la locomotiva dell'Ente traina una dozzina di pianali lungo tutto il raccordo base (E) passando attraverso un campo nomadi, lungo un canale scolmatore e giunge ad un raddoppio dove si ferma. A questo punto il convoglio deve necessariamente essere diviso in due, perchè la tratta che collega questo piccolo scalo con Massa Z.I. delle FS è in forte pendenza (N). Appena effettuata la prima tirata, la loco isolata torna a riprendersi gli altri carri. Se a Massa Z.I. ci sono in sosta altri pianali vuoti che dovranno prendere la direzione del Retroporto, la loco aggancierà questi carri e li porterà a destino, oppure torna isolata. Direttamente affacciata sul piccolo scalo di cui sopra c'è anche una ditta che gestisce carico e scarico di gas da cisterne ferroviarie, manovrandole con un proprio Zephir. Molto frequentemente la loco del raccordo si occupa anche di questo servizio. Ultimi due clienti serviti dalla ferrovia sono aziende di lavorazione delle lastre di marmo, situate sul ramo meno servito della zona (G) e che muovono poche decine di carri all'anno. Tutti i rimanenti raccordi e binari sono smantellati o dismessi, quando addirittura le stesse ditte non sono state chiuse e i fabbricati rasi al suolo. Fra le ditte ancora attive ma con raccordo in disuso c'è da citare la OMYA, che travasa da grossi silos su camion prodotti pulverolenti. Nel cortile giacciono 3 automotori - 3 Greco/Deutz - in attesa di un improbabile riutilizzo.

La locomotiva utilizzata in passato dall'Ente Retroportuale era un Jenbach precedentemente delle FS come 225.6009, che ora è accantonato su un tronchino dello scalo. Da metà anni '90 le FS servivano i vari raccordi con una 245, non essendoci altri mezzi atti. Nel 2004 giunge sui binari dei raccordi la nuovissima D.146.0001 costruita da Firema come capostipite del progetto D.146 poi adottato da FS nella serie .2000. Questa loco è rimasta ferma sui binari del Retroporto fino a metà 2006 a causa della mancanza di abilitazioni del personale di macchina dell'Ente. Finalmente è ora la locomotiva che s'incarica di tutti i servizi descritti fin qui. Nella speranza che le prospettive di crescita del traffico portuale si mantengano come previsto, non possiamo che pensare - e sperare - in una crescita del movimento merci in questa singolare zona industriale.