Raccordi a Cava Tigozzi

L'area del porto canale di Cremona così come appare oggi è il frutto di un'evoluzione accaduta in moltissimi anni. Lo sfruttamento di un'arteria viabile così importante come il Po è storia antica, ma solo negli anni '50 iniziano i progetti per una razionalizzazione e modernizzazione di questo tipo di trasporto che culminerà negli anni '70 nella costruzione degli invasi attuali e nell'installazione di alcune grandi industrie, a confermare la possibilità di un utilizzo per il trasporto pesante della via fluviale. Nonostante questa forte volontà di rilancio, il porto stenta ancora oggi a decollare, generando pochissimo traffico. Tutto il comprensorio è in espansione come polo industriale della bassa cremonese e della città delle torri, grazie a possibilità logistiche ampie fornite dal trasporto gommato ma soprattutto da quello ferroviario, perdendo sempre più l'originale connotazione di centro intermodale strada-ferrovia-fiume.

Le industrie collegate via ferrovia sono molteplici e operano in diversi settori: acciaio, gas, legname, cereali, olio combustibile, cantieri e carpenteria pesante. Il servizio ferroviario è organizzato utilizzando uno scalo di base posto nei pressi della stazione FS di Cava Tigozzi, sulla linea Cremona-Codogno. In questo ampio scalo in parte elettrificato giungono mediamente 8 treni merci al giorno, trazionati da DGOL (Cargo Trenitalia) e in futuro probabilmente da Serfer e Railion. Dallo scalo suddetto partono le tradotte verso i raccordi delle varie industrie. Questi treni non hanno un orario fisso, vengono effettuati all'occorrenza, a cura dei locomotori diesel in dotazione ad ogni singola industria. Le numerose corse fra lo scalo e il fascio di smistamento, posto dopo un tratto in curva a doppio binario e parallelo alla strada di comunicazione ai vari impianti, sono sorvegliate da addetti alla sicurezza che devono bloccare il traffico stradale dei numerosi passaggi a livello che caratterizzano la zona. A metà della curva di cui sopra esiste un bivio ulteriore - raccordato anche con un'altro tratto a formare un triangolo di inversione - che conduce ad altri raccordi. In origine questo binario conduceva solamente agli impianti di una delle acciaierie (Arvedi) e ai tronchini posti ai lati delle banchine portuali, da sempre pochissimo utilizzati. Negli ultimi 3 anni sono stati installati altri 3 raccordi, attualmente molto utilizzati, per impianti nuovissimi di stoccaggio petroli e cereali.

Vediamo ora i singoli raccordi e i loro servizi. Venendo dallo scalo FS percorriamo la curva a doppio binario e impegnamo il binario che porta a destra. Subito dopo si attraversa la via Acquaviva e giunge un altro bivio. Un ulteriore ramo a destra porta alla parte nuova dello scalo, completata solo a fine 2005. Un tratto conduce alle spalle della zona della darsena fino al nuovo impianto di stoccaggio e distribuzione della raffineria Tamoil, racchiusa da un cancello e dotata di 3 binari tronchi. L'altro tratto conduce allo scalo di due binari della Lameri Spa, che conserva in silos prodotti pulverulenti alimentari. Presso quest'ultimo raccordo è parcheggiata la V.216 K.055 della Serfer, finora usata per poche corse di prova. In sua vece attualmente le manovre sono svolte da una D.146 FS che giunge da Cremona in testa ad una apposita tradotta. Sul ramo della Tamoil invece opera una nuovissima locomotiva, ricostruita dalla IPE su un precedente modello tedesco, a carrelli con una vivace livrea arancio/blu. Questa è di proprietà della SOGRAF, che gestisce le manovre per conto dell'Ente portuale di Cremona per quelle ditte che non intendono farlo in proprio. Precedentemente l'Ente portuale effettuava questo servizio in proprio, utilizzando un poco potente locomotore a due asse ex gruppo FS 225.7, ora accantonato presso una banchina della darsena.

Al secondo bivio, appena arrivati al PL di via Acquaviva, adesso imbocchiamo invece il ramo in curva verso sinistra, che dopo pochi metri ci introduce all'interno dell'acciaieria Arvedi, che fra l'altro costruisce grossi tubi e pipelines. Qui opera un Badoni di modello imprecisato, recante nessuna marcatura. Un altro Badoni più vecchio giace accantonato presso un'altra banchina della darsena principale.

Se invece al primo bivio ci dirigiamo ora verso sinistra entriamo nello scalo base al servizio dei vari raccordi, parallelo alla stessa via Acquaviva. Qui ci sono quattro binari molto lunghi sui quali sostano sempre treni completi in attesa di inoltro. Da questo fascio si dipartono due raccordi. Uno inutilizzato conduce al Consorzio Agrario Provinciale. L'altro, poco più lungo, entra nel perimetro della Abibes. Questa ditta si occupa di stoccare gas liquido GPL che giunge via ferrovia in cisterne bianche. La locomotiva a servizio della Abibes è nientemeno che una ex belga gruppo 60, revisionata ormai parecchi anni fa da Gleismac.

Proseguendo invece lungo la fine del fascio di parcheggio il binario affronta una curva a sud, toccando il confine della frazione di Spinadesco, in direzione di un grosso impianto di trattamento e conservazione di scorie pesanti, come quelle della vicina Arvedi. L'impianto, racchiuso da alti muri di contenimento in terra battuta, è gestito dalla ISP Srl. Il binario di prima aggira tutto l'impianto con curve e lunghi tratti rettilinei, fino ad arrivare ad uno scalo di tre binari tronchi, raggiungibile dopo una ripida discesa. Da questo scalo, in regresso, un binario parte verso l'interno dell'impianto. Su questa tratta manovrano due locomotive: una Esslingen a 3 assi e una grossa ex V.80 DB, entrambe caratterizzate dal colore giallo a fasce blu/bianco. All'interno dello scalo sostano anche due Badoni in stato di accantonamento.

Indubbiamente Cava Tigozzi rappresenta un polo industriale in piena espansione: altri bandi di gara sono stati emessi per la costruzione di due nuovi raccordi e l'arrivo della nuova loco a carrelli si configura nella prospettiva della crescita dei volumi movimentati. Ad ogni ora che si transiti nei pressi degli scali capita di vedere una manovra e dato il panorama multicolore e variegato dei mezzi in uso c'è da dire che il divertimento è assicurato. Peccato che l'unica modalità di trasporto meno utilizzata sia proprio quella fluviale....